Holy Smoke – fuoco sacro

Holy Smoke
Usa-Australia, 1999

“Be Kind? Sii gentile?!” Ruth

holy smoke locandina

Regia: Jane Campion
Sceneggiatura: Jane Campion, Anne Campion
Fotografia: Dion Beebe
Montaggio: Veronika Jenet
Musica: Angelo Badalamenti
Prodotto da: Jan Chpman, Julie Goldstein, Bob e Harvey Weinstein
Durata: 114′
Genere: Commedia drammatica
Data di uscita italiana: 1 Settembre 2000

CAST
Kate Winslet (Ruth Barron)
Harvey Keitel (P. J. Waters)
Julie Hamilton (Miriam)
Tim Robertson (Gilbert)
Sophie Lee (Yvonne)
Pam Grier (Carol)

LA TRAMA
Ruth Barron è una giovane ragazza che si innamora dell’India e della sua cultura e decide di non tornare più a casa. La sua famiglia crede che sia stata drogata e plagiata, e con uno stratagemma riesce a riaverla con sé. Decidono di chiamare PJ, un famoso deprogrammatore che deve riuscire a liberarla dalla schiavitù mentale a cui l’hanno indotta. Ma questa volta si trova di fronte una ventenne difficile, provocante, confusa e bugiarda, che lo farà innamorare di sé.

IL FILM
Un film semplicemente straordinario, difficile e confuso, ma recitato alla perfezione da un misurato Harvey Keitel (eccellente nella parte, così preciso nella personalità di Pj, minimale ma penetrante) e una particolare Kate Winslet (straordinaria), che riescono a salvare il film da qualche scena al limite del ridicolo.

Complesso e avvincente, il film trova il suo tratto distintivo nell’irrazionalità, che pervade i protagonisti; se inizialmente, infatti, i personaggi hanno controllo e auto-controllo, alla fine tutti lo perderanno e si perderanno: Ruth e Pj si provocano, si sfidano, lottano e si confondono, e ognuno diventa l’angelo vendicatore dell’altro, approfittando del proprio potere (sessuale quello dei lei, psicologico quello di lui) per cercare di sopraffare l’altro e finendo per essere sopraffatti entrambi. Ruth, in un percorso di crescita attraverso la grave esplorazione di sé che Pj le fa compiere, perde la testa, si vede crollare il suo mondo di certezze di donna indipendente e sicura, ma è proprio grazie a questo scontro che trova sé stessa, si accetta e quindi cerca di migliorarsi. E’ lo stesso percorso che invade, non volente, Pj, che da arrogante e presuntuoso donnaiolo diventa, proprio a causa dell’imprevisto e impetuoso confronto con Ruth, un uomo con stabili certezze e affetti.

Lo scontro tra le due forti personalità, che si delinea attraverso il sesso e la psicologia (l’uso della parola da parte di Pj per far crollare la fede di lei; l’uso della sensualità da parte di Ruth per combattere l’aggressione intellettuale di lui), aiutato dallo spazio isolato in cui accade, permette a Jane Campion di tracciare un discorso complesso e avvincente,che esplora in prima linea i due difficili personaggi per un discorso più ampio sui rapporti tra le persone, il sesso, la fede, la perdizione (Ruth che vaga per i deserti australiani, Pj che idealizza la splendida figura di lei come dea indiana, entrambi distrutti da questo scontro fuori dall’ordinario) e gli stereotipi (la famiglia volutamente stilizzata e archetipica di lei, con le continue scene di gag per valorizzarne la terribile ma non maligna ingenuità -la madre-, ipocrisia -il padre- e presuntuosità/stupidità -le figure di contorno).

Jane Campion è forse una delle poche registe capace di utilizzare il sesso per un preciso discorso semantico, senza lasciarsi vincere dalle scene volutamente eccessive e fini a sé stesse (almeno fino a In the cut con Meg Ryan) ma utilizzandole a proprio favore, senza paura nel creare sequenze estreme (Ruth nuda che finge di essere spaventata per vincere Pj) ed esplorando sempre (fa parte di tutta la sua poetica) il mondo femminile in tutto il suo complesso.

Holy Smoke è una continua sorpresa, intriso di temi e ispirazioni narrati con ironia e partecipazione dalla Campion (che padroneggia con bravura tutto il materiale, dal quale ha tratto l’ancora più affascinante romanzo scritto con la sorella Anne) e strutturati sulla base del doppio: le sfide sono ovunque e continue, ad evidenziare la lotta interiore/esteriore tra i personaggi, con divisioni tra commedia e dramma, Occidente e Oriente, Pj e Ruth, Keitel e Winslet, uomo e donna, vecchio e giovane, amore e sesso.

Con un grande gusto per i colori (splendida la fotografia calda e solare che enfatizza gli ispirati paesaggi isolati) e la modernità (strepitosa la Winslet che canta “You oughta Know” di Alanis Morissette), accompagnato da un eccellente colonna sonora (firmata da Angelo Badalamenti, insieme malinconica e sensuale), Holy Smoke è un film imperfetto ma splendidamente appassionante, con sequenze altamente sarcastiche alternate ad altre dove l’intimità dei dialoghi e la veridicità dei personaggi lo rendono capace di trasmettere emozioni profonde e sincere (l’ultimo -e primo- vero dialogo, commovente, a seguito della scritta ‘Be Kind’). La forza che deriva dal confronto tra i due personaggi, che li cambia inevitabilmente, lascia, sottile e invisibile, un legame che li unisce, che travalica l’attrazione erotica e si eleva a benedizione reciproca (‘Non so perché ti ami…ma è così’), come due angeli che da lontano si (sor)vegliano. E questo è sicuramente il sottotesto più forte del film, dal valore semantico semplice ma tracciato con assoluta complessità: il carattere energico, potente, audace, vitale e trascendentale dei sentimenti, impossibili da controllare (‘Questo è un trapianto di cuore’; ‘Non ti sei accorta che mi hai quasi ucciso?’).

Tecnicamente ottimo, il pregio del film è nella bravura che Jane Campion esprime nel trattare un vasto numero di temi con assoluta importanza e senza superficialità, attraendo lo spettatore con una storia reale e articolata densa di emotività e suggestioni. Il sesso, la religione, seguire sé stessi e la propria strada, la razionalità, l’istinto, lasciarsi prendere dagli eventi, l’inesistenza di risposte sicure nella spiritualità, l’accettazione delle incertezze della vita e i cambiamenti interiori delle persone sono solo alcuni dei temi trattati nel film ma che si ricongiungono tutti nella sola cosa più importante: l’amore. Holy Smoke, alle sue estremità, non è altro che il racconto di una bellissima, intrepida e straordinaria storia d’amore.

IL PERSONAGGIO & L’INTERPRETAZIONE
Ruth Barron

Una ragazza difficile, determinata, a tratti antipatica, bugiarda, che si chiude in sé stessa per paura degli altri. E la sua crudeltà, la Presunzione, la brutalità, il sarcasmo, l’incapacità di piangere e la ricerca della verità, significano una cosa sola: la voglia di essere amata così com’è -non perfetta- e l’impossibilità nel riuscirci. Almeno fino a che non incontra Pj: un vero e proprio confronto, impetuoso, psicologico e sessuale, che la spingerà oltre l’ordinario, le toglierà la fiducia e la farà sentire persa, spogliata di tutte le sue sicurezze e della sua arroganza, uno di quegli incontri che cambiano la vita e incredibilmente la migliorano. Ruth, inizialmente diffidente e decisa ad annientare il potere psicologico di Pj con la sua sensualità e provocazione, alla fine dovrà costringere sé stessa a guardarsi dentro, a capirsi e migliorarsi, ad amare e crescere, a credere e fidarsi degli altri e soprattutto ad accettare sé stessa. E riuscire finalmente ad arricchirsi con le forti emozioni e tramutarle in…gentilezza.
Un altro bellissimo e raro personaggio per Kate Winslet: sicuramente la sua migliore interpretazione. La vastità di emozioni che trasmette in questo film è da brividi (e infinite le scene da ricordare, su tutte l’exploit indiano, ma anche la sequenza dell’incendio e la lotta finale, solo per citarne alcune), eccellente nel comunicare allo spettatore la personalità difficile e confusa di Ruth e superlativa sia nelle scene più intense e intime (“Sono senza cuore”), sia in quelle più travolgenti e drammatiche (il primo incontro con Pj) fino alla bravura nell’esprimere rabbia (i litigi con i familiari e Pj) e fascino (le scene sensuali). Un’immedesimazione semplicemente perfetta, recita con corpo e anima, non ha paura di essere vulnerabile fisicamente ed emotivamente e dimostra un grande talento nell’essere vera e credibile separandosi da sé stessa e trasformandosi in tutto e per tutto in un’altra persona. Capace come sempre (Creature del cielo, Titanic, Eternal Sunshine), di rendere amabili anche i personaggi più imperfetti, a renderli reali e profondi, in Holy Smoke Kate ha dimostrato tutto il suo magnifico talento. Imperdibile.
VOTO FILM (su 5): 5 KATE: 5

CURIOSITA’
Per girare questo film sul sesso e sulla religione, Kate ha rifiutato Anna and the king, poi interpretato da Jodie Foster.

Le scene più difficili da girare sono state quelle dove Ruth è nuda e quasi impazzisce (“difficile ma così necessaria”) e quando riceve la visita delle sue due amiche (“mi sentivo più vecchia delle altre due attrici, perché non mi sono mai confrontata con persone della mia età e non faccio le cose tipiche dei 25enni”).

Per girare la scena dov’è ubriaca, Kate Winslet su consiglio di un amico attore ha bevuto 3 bicchieri di Vodka “tanto per rendere il corpo più sciolto, in modo naturale.”

La scena dell’orinazione è stata fatta con un sacchetto attaccato dietro la schiena della Winslet per trasmettere l’effetto, ma sotto richiesta dell’attrice Jane Campion ha girato una scena dove Kate ha orinato veramente, poi non usata.

Jane Campion e Anna Campion hanno tratto dalla sceneggiatura l’omonimo romanzo.

Il film è stato presentato in concorso al Festival di Venezia del 1999, vincendo il premio speciale “Elvira Notari”, dato a Jane Campion. La Cecchi Gori ha fatto uscire il film con una fiacca campagna pubblicitaria addirittura un anno dopo, ovvero nel 2000.

Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia il 4 Settembre 1998. L’anteprima americana è avvenuta l’8 Ottobre 1998 a New York.

Riprese: Luglio – Agosto 1998. Luogo: Australia.

 

KATE WINSLET HA DETTO…

“E’ un film un pò pazzo. Molto intenso e rischioso. Ma era pieno anche di tutto quello che penso sia onesto e d’amore. Era una combinazione di tutte queste cose che mi ha fatto desiderare tanto di essere coinvolta nel film.”

“Quando ho letto la sceneggiatura, l’ho amata totalmente. Ho pensato che fosse geniale, emozionante, scioccante e profondo e molte altre cose. Il fatto che Jane Campion volesse me e lo dirigesse era incredibile. Ho pensato, ‘Dio, devo farlo, altrimenti sono semplicemente stupida’.

“Holy Smoke è molto coraggioso perché non credo che sia facile da vedere.”

“Credo che Holy Smoke sia il tipico film che molti ameranno e altri invece penseranno ‘Ma che vuol dire?’. E’ una storia psicologicamente profonda perché devi capire cosa succede nelle loro teste e anche la relazione che creano tra di loro.”

“Di Ruth a volte pensi ‘sei una stronza manipolatrice’. Allo stesso tempi, la ami.”

“Credevo molto nel film. Dopo Titanic, ho pensato che niente sarebbe potuto essere più difficile. Ma non ci sono effetti speciali o computer graphic ai quali appoggiarsi. Dovevo riempire ogni momento ed essere Ruth, una ragazza che non amavo particolarmente.”

“Dopo il primo giorno di prove ho pensato che se la lavorazione sarebbe stata così difficile non ce l’avrei fatta. Ma a Jane piace sfidarti. Ma è una persona molto calorosa e ci sono stati molti abbracci.”

“E’ molto divertente. Per me non è affatto la storia di una giovane ragazza che ha una relazione con un uomo più vecchio. E’ un gioco di potere.”

“Ruth era una ragazza che stava attraversando il ponte dalla giovinezza alla maturità, dall’essere una adolescente a diventare una donna. Non sapeva dove andare e cosa voleva dalla vita. E’ questo che cercava.”

“Holy Smoke parla di moltissime cose. Provoca molte domande sulla battaglia dei sessi e la spiritualità. Nello specifico, direi che Ruth cerca di dire al pubblico ‘Fai quello che credi e combatti per tutto quello che credi in modo da arrivare al punto di sapere chi sei’. E questo è terribilmente importante per i giovani, avere la propria identità e non essere giudicati dalla persone. E’ difficile restare fedeli ai propri principi quando sei giovane. E’ questo che amo di Ruth, ha fatto quello che voleva e detto che quello che voleva dire.”

“Ho imparato di più con Holy Smoke a conoscermi come attrice che con qualsiasi altro film che ho fatto, direi.”

“Ad essere sincera, è stato il film più importante di tutti quello che ho fatto per me perché amavo questo personaggio. Può essere cattiva e ribelle, ma restava fedele a quello che credeva. Jane Campion mi ha fatto superare la mia paura dei personaggi negativi”
Nel 2007, nel discorso di ringraziamento per il premio di attrice dell’anno ai Bafta Britannia Awards, Kate Winslet cita alcuni dei suoi mentori: “Peter Jackson, che mi ha dato il mio primo lavoro e mi ha insegnato a trovare la mia musa. Ang Lee, che mi ha insegnato il controllo. Ken Branagh, che mi ha insegnato a non aver paura di Shakespeare, missione non completamente riuscita temo. James Cameron, che mi ha insegnato ad essere una guerriera, e non è una battuta chiaramente, visto che nessuno sta ridendo. Michael Apted, che mi ha insegnato a tenere alto il mio sense of humour durante le corse per le nausee mattutine. Richard Eyre, che mi ha insegnato ad essere nello stesso momento intensa e immobile. Jane Campion, che mi ha insegnato quanto è grandioso essere donna, e Michel Gondry, che mi ha insegnato a provare tutto nonostante il rischio di sembrare stupida. Todd Field, che mi ha insegnato la magia della collaborazione, e Sam Mendes, che mi ha aperto il cuore e insegnato a lasciarmi andare.”

CITAZIONI DAL FILM

Ruth: “Esso è…Esso è…Esso è. Questo è il suo insegnamento.”
Pj: “Oh è questo che dice? Le sue parole: Esso è?”
Ruth: “Le sue parole.”
Pj: “‘Può giungere ad Esso soltanto colui che esclama: Esso è, Esso è. In questo modo può essere percepito e afferrato nella sua essenza.’ Upanisad. Upanisad, Ruth. Un’antico resto indù. Ascolta il tuo cuore ma accerta i fatti.”

 

PREMI E NOMINATION

MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA
(Nomination) In corsa per il Leone d’oro.
(Premio) Premio speciale Elvira Notali, Jane Campion.

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